In ortopedia, non tutto si risolve con la chirurgia. Gran parte delle patologie muscoloscheletriche può essere curata, gestita e controllata con un approccio conservativo: infiltrazioni cortisoniche in prima istanza ma anche fisioterapia e moderata attività aerobica quotidiana e calo del peso corporeo, secondariamente terapie fisiche ma con minore efficacia.
Da oltre venticinque anni mi occupo di chirurgia e terapia conservativa del ginocchio, ma ho sempre creduto che il primo compito del medico sia evitare di operare, se c’è ancora spazio per un trattamento che preservi l’articolazione e la funzionalità. L’obiettivo non è solo togliere il dolore, ma restituire libertà di movimento, stabilità e fiducia nel proprio corpo: in una parola, migliorare la qualità della vita.
Quando la terapia conservativa è la scelta giusta
Ogni patologia ortopedica ha una sua storia e un suo tempo. L’approccio conservativo nasce per curare e contenere la progressione del danno senza arrivare all’intervento. È la strategia di prima linea per molti disturbi comuni soprattutto degenerativi dell’articolazione del ginocchio.
Durante la prima visita, valuto sempre la situazione clinica nel dettaglio: soprattutto la storia e l’evoluzione del dolore e la compromissione della funzionalità articolare; radiografie, ecografie e risonanza magnetica sono esami da poter chiedere anche successivamente. Basta la cosiddetta ANAMNESI per decidere come intervenire. Molte volte, bastano poche settimane di trattamento ben impostato per ottenere risultati sorprendenti.
I trattamenti conservativi possono agire su tre obiettivi:
- Ridurre il dolore e l’infiammazione, per migliorare la qualità di vita immediata.
- Rinforzare e rieducare la muscolatura e la biomeccanica articolare.
- Rallentare la degenerazione artrosica, evitando che la patologia si aggravi nel tempo.
Cosa comprende un trattamento conservativo
Il trattamento conservativo non è una terapia unica, ma un percorso personalizzato che combina diverse metodiche in base alla patologia, all’età e alla condizione clinica. Nella pratica quotidiana utilizzo una serie di strumenti integrati:
- Infiltrazioni con cortisonici per ridurre l’infiammazione e il dolore
- Fisioterapia e riabilitazione funzionale, con esercizi mirati al recupero del movimento, alla stabilità articolare e alla forza muscolare
- Terapia manuale e osteopatia, per ristabilire equilibrio articolare, postura e coordinazione.
- Percorso nutizionale con dieta chetogenica per diminuire la massa grassa ed aumentare quella muscolare
Non credo molto invece nelle cosiddette Terapie fisiche avanzate, come tecarterapia, onde d’urto, laser ad alta potenza o magnetoterapia o in altri tipi di infiltrazioni (plasma ricco di piastrine PRP, acido jaluronico, cellule staminali mesenchimali da tessuto adiposo: non vi sono evidenze scientifiche solide che dimostrino servano per migliorare il metabolismo dei tessuti e ridurre l’infiammazione.
Patologie che rispondono meglio ai trattamenti conservativi
In molti casi, i trattamenti conservativi permettono di ritrovare una vita attiva e indolore senza passare dalla sala operatoria. Ogni disturbo ha le sue indicazioni precise, ma ci sono situazioni cliniche dove la terapia non chirurgica è particolarmente efficace.
Artrosi di ginocchio
Nelle fasi iniziali o moderate di artrosi, le terapie conservative possono fare una grande differenza. Infiltrazioni di cortisonici, fisioterapia, controllo del peso e attività mirata migliorano la funzionalità e rallentano la degenerazione. L’obiettivo è preservare l’articolazione naturale il più a lungo possibile, mantenendo forza e mobilità.
Tendiniti e infiammazioni tendinee
I tendini sono i primi a soffrire di sovraccarichi e movimenti ripetitivi. La combinazione di onde d’urto, esercizi di rinforzo progressivo e terapie orali con farmaci cortisonici riducono il dolore e stimolano la guarigione.
Quando la chirurgia diventa necessaria
Ci sono situazioni in cui, nonostante un percorso conservativo ben condotto, il dolore e la limitazione persistono. In quei casi, si valuta l’opzione chirurgica, sempre dopo un confronto chiaro e trasparente con il paziente.
Il passaggio alla chirurgia avviene quando:
- La sintomatologia non migliora dopo un periodo adeguato di terapie mirate.
- Il dolore diventa costante e limita le attività quotidiane nonostante le cure.
- La patologia ha una chiara indicazione operatoria, come gravi degenerazioni artrosiche
La decisione non è mai automatica: dev’essere ponderata, condivisa e motivata. Personalmente, opero solo quando non esiste più una via conservativa efficace. Quando si arriva alla chirurgia dopo aver provato tutto, il paziente è sereno, consapevole e pronto ad affrontare il percorso con fiducia. Ed anche il chirurgo!
Nel mio modo di vedere la medicina ortopedica, il paziente non è un caso clinico, ma una persona con obiettivi, paure e desideri. Ogni scelta terapeutica deve essere spiegata, condivisa e rispettosa dei suoi tempi. Ai miei Assistenti dico sempre che se sono nel dubbio se dare o meno una indicazione chirurgica, pensino a chi hanno di fronte come ad un loro familiare: la scelta sarà sempre la più corretta!
I trattamenti conservativi non sono “baccchette magiche”, ma strumenti “palliativi” “di salvataggio” per mantenere la funzionalità articolare e ridurre il dolore. Ogni miglioramento ottenuto senza chirurgia è un piccolo successo: un passo verso una vita più libera, più attiva e più consapevole.
Se soffri di dolori articolari, tendiniti, artrosi o disturbi legati al ginocchio, posso valutare la soluzione più adatta al tuo caso. Lavoro in diverse sedi in Trentino per offrirti la possibilità di una valutazione personalizzata.

